Ultima, ma solo in ordine di tempo, l’Einaudi s’inserisce in una vicenda letteraria piuttosto torbida. Dopo l’edizione critica curata da Claude Schopp nel 1993, per Il conte di Montecristo inizia una nuova storia; in Italia, invece, di storie ne iniziano due. Non vi erano, nel nostro Paese, da emendare solo le lacune e le scorrettezze presenti nel testo francese: qui nessuno si era mai nemmeno preoccupato delle traduzioni e, per oltre un secolo, è uscita, con pochissime varianti, sempre la stessa. E’ stato necessario aspettare altri vent’anni per veder muoversi le acque: il 2010, per l’esattezza, con la traduzione curata da Gaia Panfili per la Donzelli e basata, per la prima volta, sull’edizione Schopp.
È in quest’occasione che si scopre la magagna e si parla del “fantasma” Emilio Franceschini a cui, nelle infinite edizioni Oscar Mondadori, è attribuita la traduzione che ha fatto la storia italiana del romanzo di Dumas. Sì, la storia: non è un’esagerazione perché – a quanto pare – si tratta di una versione molto simile anzi «interamente modellata – scrive Donzelli in una nota al testo – sulla traduzione ottocentesca anonima pubblicata da Salani». Insomma, tutte le edizioni del romanzo di Alexandre Dumas uscite in Italia fino agli anni recenti fanno riferimento a un’unica prima traduzione del 1869. Il misterioso traduttore, con tutta probabilità, è stato letteralmente inventato: giusto per “firmare” una vecchia versione che la Mondadori proponeva ai suoi lettori.
Curata da Margherita Botto, quest’edizione appena uscita, invece, contribuisce a ridare luce (forse tardivamente) a un testo tanto popolare quanto bistrattato, soprattutto da noi. E l’Einaudi redime il gruppo editoriale di cui fa parte da una vicenda tutt’altro che esemplare. Non si tratta, infatti, solo dei retaggi pedanteschi di polverosi filologi: Il conte di Montecristo conosciuto nel nostro Paese nella sua veste ottocentesca è profondamente rimaneggiato e censurato. Una “disattenzione” soprattutto dovuta a una “ricezione bassa” dell’opera sulla quale sono sempre pesati i giudizi negativi di Croce e Gramsci. Il cambio di rotta si ha nei decenni più recenti. Grazie a Umberto Eco, certamente, il quale aveva già sentito l’esigenza di una nuova traduzione. Ma, prima ancora di lui, grazie a Calvino che ne fece una riscrittura per la sua raccolta di racconti Ti con Zero del 1967.
“Il conte di Montecristo” di Alexandre Dumas (Einaudi, pp.1264, 32 euro, ebook 4,99)
Pubblicato su CultWeek.