Per trovare una risposta al perché siamo arrivati al governo Letta partirei dalle parole di Antonio Gramsci: “Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi anch’io fatto il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, il mio consiglio, sarebbe successo ciò che è successo?”. Questo governo, nonostante tutto, non è illegittimo, ma perfettamente costituzionale: è semplicemente dettato dal modo in cui è composto il parlamento (tra l’altro non lo trovo nemmeno così male, anzi!). Per trovare la soluzione ai nostri mali, credo bisogni prima di tutto cambiare atteggiamento: non dare le colpe a un nemico che non esiste, ma ricostruire, nella cittadinanza e nel popolo, onestà, senso del dovere, senso della comunità lasciando da parte la grettezza, l’individualismo, il disprezzo per gli intellettuali, per le tasse, per lo Stato, per il pubblico che ha caratterizzato gli ultimi decenni. Purtroppo io vedo un popolo che, di fronte alle difficoltà, invece di dire “alziamoci le maniche, diamoci da fare, diventiamo più bravi e capaci degli altri”, preferisce dire “la colpa è tutta dei politici: facciamoli fuori e risolviamo tutto”. Credo che questo atteggiamento provochi solo ulteriore violenza sociale e ci tenga lontani dall’affrontare il nodo della questione. Questa “classe dirigente” (tanto per usare un’espressione odiosa) è quella che ci meritiamo, frutto delle nostre scelte passate o di chi ci ha preceduto. Invece di dire che la nostra classe dirigente è inadeguata dovremmo impegnarci perché le cose migliorino cominciando col chiederci se abbiamo fatto il nostro dovere, finora.