Scrivere bene. Uno stile di vita miracoloso.

Certo, «scrivere correttamente – come afferma Graziadio Isaia Ascoli – rimane sempre, malgrado la vantata sicurezza delle contrarie norme, una cosa che sa di miracolo, una cosa da perigliarvi la vita» e poi si sa: «chi scrive bene è scientificamente sospetto» (Adorno). Ma una riabilitazione è possibile. Sempre e per chiunque (oddio, forse chiunque no). In ogni caso, non bisogna drammatizzare.

Scrivere bene è prima di tutto un atteggiamento mentale; una filosofia che prevede attenzione – altruismo missionario, mi verrebbe da dire! – verso chi legge.
Non significa padroneggiare un registro stilistico aulico. Basta farsi capire senza fatica; senza costringere, cioè, il lettore a decifrare contorsioni mentali varie o a viaggiare tra labirinti sintattici. I discorsi devono essere ordinati, a partire dalle frasi – le piccole componenti di un testo – e dalla disposizione delle parole nella frase, le componenti minime, quelle più piccole.

Il primo passo? Leggere bene. Non è da tutti; non crediate. Non significa solo comprendere parole e frasi, ma anche cogliere le sfumature del discorso, le sue implicazioni, le scelte stilistiche e, qualora vi fosse, anche il suo intento persuasivo.

«Le regole, nella lingua e in altre attività umane, non sono imposte a capriccio. Sono (quasi sempre) il distillato dell’esperienza, e producono risultati», scrive Beppe Severgnini.
La semplicità di scrittura – ne parlavamo già in un precedente post – non richiede poca fatica. Io – in realtà – preferirei più parlare di leggerezza: semplicità manda il pensiero verso qualcosa che somiglia allo spontaneismo sciatto e superficiale e non, piuttosto, alla fatica, alla revisione (fatta di rilettura) e alla riflessione.
Poi (che volete farci?) ho saputo di gente che ha trovato lavoro scrivendo queste frasi nella lettera di presentazione: «questa esperienza mi ha messo di fronte alla consapevolezza di conoscere e lavorare con tante realtà importanti portandomi dietro un bagaglio di competenze indispensabili con un’occhio di riguardo anche agli aspetti più operativi». Proprio pazzi, questi datori di lavoro italiani.

Il web 2.0 ha reso – che bello! – la scrittura tanto importante quanto lo era qualche tempo fa; prima che inventassero il telefono e la televisione. Scrivere bene è più che importante: è indispensabile. Indispensabile quanto capire il mondo in cui si opera. La lingua, infatti, non è uno strumento che serve solo per parlare e scrivere: si usa anche per pensare. Per questo è necessario conoscerla bene: scrivere bene significa anche pensare bene. Usare bene la lingua vuol dire possedere lo strumento più importante.

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