Scuola: appunti per un programma elettorale

Una società più complessa richiede più conoscenza. Insegnanti e insegnamento sono, quindi, i punti cardinali nella rotta verso il futuro. Per stare al passo col mondo e vincere le sfide che ci pone (o impone) dobbiamo sapere e saper fare di più e meglio. È la formazione il perno su cui dobbiamo far leva. La scarsa alfabetizzazione e l’incapacità di comprendere testi anche di bassa difficoltà (così ci dice l’Ocse) riguarda la maggioranza della popolazione, la quale è, quindi, impreparata ad affrontare la sempre maggior complessità dei fenomeni globali, e a poter trovare una via di fuga dalla crisi, finendo invece per divenire facile preda dei populismi più svariati.

Consapevolezza e saperi diffusi sono gli strumenti per costruire una Lombardia più efficiente e competitiva. Interventi prioritari devono riguardare le aree periferiche e disagiate: qui – dove è più difficile insegnare – devono trovarsi le scuole migliori, e il dramma dell’abbandono scolastico deve essere necessariamente affrontato. E si potrebbero anche riscoprire le scuole di arti e mestieri, di musica, teatro, disegno, che il secolo scorso popolavano anche i piccoli centri urbani.

Ma prioritario è, tra le altre cose, offrire formazione agli adulti, quelli che ne sentono il bisogno per migliorare la propria condizione materiale e culturale e che ancora hanno voglia di mettersi in gioco. Non si tratta solo di spendere più soldi per la scuola ma di spenderli meglio, stabilendo il giusto ordine nelle priorità. Ne seguiranno qualità ed eccellenza per tutti e di tutti.

P.s.

Riguardo al dramma dell’analfabetismo e dell’analfabetismo di ritorno in Italia, rimando al libro T. De Mauro, La cultura degli italiani, Laterza. Di cui trovate un interessante sintesi in questa intervista.

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